ADOLESCENZA

La fatica di esistere.
Ogni adolescente ha qualcosa da raccontare, se lasciato libero di farlo. Questo non include l’incessante interrogatorio fatto di domande incalzanti quando si cerca di elemosinare da loro delle informazioni.
Conosco una splendida adolescente che dopo le prime sedute mi racconta di come, al termine degli incontri con me, torni a casa e si senta molto arrabbiata con suo padre e sua madre.
La invito a spiegarmi il motivo e lei, senza esitazione, mi risponde: “Perché tu mi CONSIDERI. Loro a volte nemmeno mi salutano!”.
In genere si “considera” un problema, una strada alternativa, un’idea nuova …
È curioso notare come questa ragazza dagli occhi grandi si consideri al pari di una questione da risolvere. È come se questa parola riflettesse la condizione minima per confermare che qualcosa (o qualcuno in questo caso) esiste. Sento la sua tristezza e penso che il sentirsi “non considerata”, sia quasi come disconfermare la sua stessa esistenza. Non le vengono nemmeno concessi i requisiti minimi degni di un essere umano. E negare un saluto? Cosa significa a livello sociale? Salutare qualcuno, oltre ad un gesto di educazione, vuol dire riconoscere la sua identità e confermare il fatto che l’altro esista, che abbia un nome, un cognome e che abbia uno spazio nel mondo.
Il bisogno di sentirsi RICONOSCIUTI, COMPRESI ED APPREZZATI è fondamentale come l’aria che si respira.
Forse è il caso di munire i nostri figli di una bussola per orientarsi nel mare aperto della loro esistenza, partendo da un forte senso d’identità. Rabbia, gioia, paura, frustrazione, speranza e impotenza in un alternarsi continuo, in un periodo della vita in cui si è particolarmente vulnerabili e reattivi. Essere genitori vuol dire fungere da bussola, ponendosi come un buon modello, mettendosi in discussione ed in ascolto non giudicante. Non serve essere invincibili o perfetti … basta fare del proprio meglio, imparando dai propri errori.
Da qualche parte ho letto questa frase, scritta da uno Psichiatra Psicoterapeuta: “I bambini ascoltano e soprattutto osservano gli adulti, facendo proprio ciò che vivono. Noi genitori ci mettiamo sul pulpito, ma tessiamo l’essenza dei nostri figli in sagrestia”. Dott.ssa Jenni Pederzani 

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